IIMA partecipa al panel di alto livello in occasione della 10 ° Giornata Internazionale contro la Pena di Morte.

Il 10 ottobre, l’Unione Europea in collaborazione con le delegazioni di
Messico, Mongolia e Svizzera, ha organizzato presso le Nazioni Unite a Ginevra,
una tavola rotonda, riunendo esperti delle Nazioni Unite, attivisti, politici e
membri di famiglie delle vittime provenienti da tutto il mondo. Lo scopo era
quello di riflettere insieme sottolineando i progressi compiuti, l’esperienza
acquisita e le sfide ancora da affrontare per l’abolizione e la restrizione del
ricorso alla pena di morte.
Kyuing-wha Kang, Vice Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni
Unite ha aperto la tavola rotonda affermando che attualmente ben 141 paesi
hanno abolito la pena di morte de iure
o de facto. Tuttavia, ci sono ancora numerose
sfide da affrontare. Kyuing-wha Kang ha indicato che nel 2011, in almeno 20
paesi effettuate hanno avuto lugo delle esecuzioni capitali  mentre nuove condanne a morte sono state
sentenziate in 63 paesi.

Yanjmaa Ravdav, Direttrice di Amnesty International Mongolia ha condiviso
la sua esperienza sul processo di abolizione della pena di morte nel suo paese,
che ha ratificato il Secondo Protocollo facoltativo al Patto Internazionale sui
diritti civili e politici in relazione all’abolizione della pena di morte. Ha
inoltre sottolineato che lo strumento più efficace è la pressione esercitata dall’opinione
pubblica e dalla comunità internazionale sul governo.
Rodolfo Mattarollo, Consulente sui diritti umani del Segretariato del
Ministero della Giustizia argentino ha affermato che molti paesi continuano ad
applicare la pena di morte – alcuni di loro a un ritmo allarmante – o hanno ripreso
le esecuzioni successivamente a molti anni di moratoria de facto.
Inoltre, ha sostenuto fermamente che l’abolizione della pena di morte a
livello globale è un fattore cruciale per lo sviluppo di quella civiltà dei
diritti umani che la comunità internazionale sta cercando di costruire. Ha
anche ricordato l’importanza dello Statuto di Roma come strumento giuridico
fondamentale per abolire la pena di morte, dato che quest’ultima non è prevista
neanche nei casi di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra.
Emma Bonino, Vice Presidente del Senato Italiano, ha evidenziato
l’importanza dello strumento della moratoria specificando che, nonostante
l’abolizione rimane la soluzione migliore, è importante prestare particolare
attenzione perchè il processo di abolizione è lungo e complicato e spesso
richiede una modifica sostanziale del diritto penale e della procedura penale,
se non della stessa Costituzione. Invece, la moratoria rimane uno strumento
efficace, “perché in realtà
significa che persone non vengono giustiziate, anche se la pena di morte è
prevista nel diritto penale
“.
Ha inoltre sottolineato che nei paesi in cui la pena di morte rimane in
vigore, ci sono gravi problemi inerenti al rispetto di standard e norme
internazionali per la sua applicazione. Per questo motivo è fondamentale
cambiare il punto di vista e focalizzare l’attenzione sui crimini per i quali
potrebbe essere comminata la pena di morte e quali Corti hanno la competenza
giurisdizionale per sentenziare la condanna alla pena capitale.
Renny Cushing, direttore esecutivo dell’associazione statunitense
“Famiglie delle Vittime di omicidio per i diritti umani”, il cui
padre è stato ucciso nel 1988, ha condiviso la sua storia personale e ha
espresso preoccupazione per la pena di morte perchè non desiderata nemmeno
dalle famiglie delle vittime di omicidio, mentre in molti credono che i
superstiti delle vittime di omicidio siano automaticamente a favore della pena
di morte. Ha inoltre apprezzato il fatto che negli Stati Uniti sia stato
avviato un dibattito su questo problema, il che rappresenta già di per sé un
cambiamento epocale per la mentalità americana.

In conclusione, se da una parte si possono celebrare i buoni risultati
ottenuti in dieci anni di impegno comune nella lotta contro la pena di morte,
numerose sono le sfide che si presentano innanzi e che devono essere affrontate
con una strategia comune. Soprattutto nei confronti dei paesi dove la pena di
morte è ancora applicata, è importante ottenere almeno il rispetto dei criteri
di trasparenza e proporzionalità, ai sensi dell’Art. 6 del Patto Internazionale
sui Diritti Civili e Politici, che consente l’appicazione della pena capitale
solo in caso di omicidio.