Dibattito sulle intimidazioni e rappresaglie contro individui e gruppi che collaborano o hanno collaborato con le Nazioni Unite

Il 13 Settembre scorso, il Consiglio dei Diritti Umani
ha tenuto un dibattito sulle intimidazioni e rappresaglie contro individui e
gruppi che collaborano o hanno collaborato con le Nazioni Unite, i suoi
rappresentanti e meccanismi nell’ambito dei diritti umani.
La triste coincidenza é che l’evento si è tenuto
il giorno dopo l’assassinio dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America,
Christopher Stevens, per mano di uomini armati che hanno attaccato il consolato
statunitense in Libia.
Il Segreatario Generale delle Nazioni Unite Ban
Ki-Moon, attraverso un video messaggio, ha espresso la sua preoccupazione sulla
questione, riferendo che gli episodi di intimidazioni e rappresaglie contro
coloro che cooperano con le Nazioni Unite nell’ambito dei diritti umani sono
aumentati negli ultimi due decenni.

La Sig.ra Navi Pillay, Alto Commissario per i
diritti Umani e la Sig.ra Mehr Khan Williams, Presidente del Comitato Direttivo
di International Service for Human Rights 
hanno sottolineato che gli Stati membri devono ritenersi responsabili e
che la stessa ONU dovrebbe proteggere le persone e  i gruppi che cooperano con le Nazioni Unite
da ogni forma di intimidazione e rappresaglia.

Il Sig. Takàcs, Vice Segretario di Stato per gli
affari Globali del Ministero degli Affari Esteri ungherese, ha sottolineato la
leadership delle Nazioni Unite in relazione a questo tema, sollevando il
problema dell’impunità e rimarcando la responsabilità degli Stati membri che
devono prendere posizione al fine di garantire la punibilità dei responsabili
ed evitare casi di impunità.
Il Sig. Michel Forst, Presidente del Comitato di
Coordinamento delle Procedure Speciali, ha evidenziato la necessità di
migliorare le modalità di protezione delle persone coinvolte nelle Procedure
Speciali quali i testimoni, considerato il loro fondamentale contributo alla
tutela dei diritti umani. Di conseguenza, gli Stati Membri hanno il dovere di
proteggere i difensori dei diritti umani, siano essi individui o
organizzazioni, rispettando gli obblighi scaturenti dalla Carta delle Nazioni
delle Unite. A tal proposito appare necessario sviluppare un approccio comune
in modo da approntare contromisure equipollenti.
Ciò che è emerso dalla discussione è che,
purtroppo, il numero di casi gravi relativi a persone arrestate, vittime di
intimidazioni, perseguitate o persino uccise è in aumento e il fallimento nel
fornire loro adeguata protezione comporta il fallimento dello stesso sistema
ONU. Pur riconoscendo la gravità del problema e la responsabilità condivisa
delle Nazioni Unite e dei governi nazionali, è stato posto l’accento sulla
necessità di intraprendere azioni concrete come l’adozione di procedure
unificate per punire i responsabili di atti di intimidazione e rappresaglia nonchè
rimedi rapidi per le vittime e programmi internazionali per la protezione dei
testimoni e delle vittime.