Il diritto all’educazione delle ragazze in situazione di precarietà in Africa, Side Event, 11.03.2010

Giovedí 11 marzo 2010 IIMA, VIDES Internazionale e BICE, con la sponsorizzazione dell’Ufficio dell’Alto Commissario dei Diritti Umani (OHCHR) e dell’Organizzazione Internazionale La Francophonie, hanno organizzato una tavola rotonda, parallelamente al Consiglio dei Diritti Umani, intitolata: “Il diritto all’educazione delle ragazze in situazione di precarietà in Africa”.

La tavola rotonda è stata organizzata con lo scopo di aprire un dialogo durante il quale si potessero confrontare e condividere le esperienze di vari progetti di educazione rivolti a giovani ragazze in Africa, viste da diversi punti di vista: quello internazionale (La Francophonie, OHCHR), quello delle istituzioni nazionali (i rappresentanti dei governi) e quello delle organizzazioni non governative che operano a livello locale (IIMA, VIDES e BICE).

Diretti dalla magistrale moderazione di Maria Francisca Ize-Charrin, i relatori hanno illustrato le proprie testimonianze alla presenza di rappresentanti di Stato, provenienti prevalentemente dall’Africa francofona, membri delle Nazioni Unite e rappresentanti della società civile.
Mr. Libère Bararunyeretse, Ambasciatore e rappresentante permanente de La Francophonie alle Nazioni Unite, è stato il primo a prendere la parola. Mr. Bararunyeretse ha sottolineato l’impatto che ha avuto, soprattutto in Africa, l’appello mondiale per richiamare maggiore attenzione sui diritti dei bambini, e si è complimentato con gli organizzatori per aver dedicato il Side Event ad un argomento tanto importante quanto delicato. Egli ha sottolineato che per rispettare il diritto all’educazione non basta garantire la gratuità e l’obbigatorietà delle scuole primarie, ma bisogna anche prevedere facilitazioni e fornire servizi perchè i giovani possano accedere alla scuola secondaria e all’università. In questo ambito in Africa persistono molte difficoltà, soprattutto per le bambine: matrimoni precoci, blocchi culturali, povertà estrema, guerra, popolazioni migranti e sfollate, discriminazione delle minornaze etniche e culturali ecc., sono tutti fattori che interferiscono con la possibilità di fornire istruzione alle bambine ed ai bambini.
La Francophonie, ha ribadito l’Ambasciatore, ha avviato diverse iniziative per la promozione del diritto all’educazione. Sul piano normativo ha adottato una risoluzione sull’importanza del diritto all’educazione per le ragazze, ed ha sostenuto la Dichiarazione di Bamako (Mali) del 2002, in cui si promuoveva la cultura democratica nel rispetto delle tradizioni africane e dei diritti umani. Sul piano pratico, l’organizzazione ha poi rafforzato la collaborazione con UNICEF per la condivisione delle buone prassi e per raffrozare le attività per la promozione dei diritti dei bambini e dell’educazione.
E’ seguito l’intervento di Mr. Ibrahim Salama, Direttore della Divisione dei trattati sui diritti umani dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR). Mr. Salama ha aperto il suo intervento sottolinenado quanto il diritto all’educazione sia fondamentale, necessario per l’esercizio di ogni altro diritto, e ricordando che esso viene espresso nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (preambolo e art. 26), nella Convenzione sui diritti del Bambino (art. 28,29), nel Patto sui diritti Economici, Sociali e Culturali (art. 13 e 14) e nella Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione Contro le Donne (art. 10). Tuttavia, ha spiegato, il fatto che un trattato venga ratificato da un governo non implica necessariamente che venga anche applicato, e che tutti i diritti che esso tutela siano rispettati. Questo, a causa di una mancanza della volontà politica, o, alcune volte semplicemente per mancanza di risorse. Tuttavia, ha aggiunto Mr. Salama, molte misure sono state prese o si stanno prendendo e non bisogna dimenticare che i cambiamenti sui diritti umani sono, per definizione, cambiamenti culturali, dunque processi che richiedono lunghi periodi di tempo.
Mr. Salama ha, inoltre, puntualizzato che ancora oggi i diritti umani, in particolar modo i diritti delle donne, non sono considerati da molti Stati una priorità, nonostante l’avvicinarsi del 2015, termine prefissato per il raggiungimento dei Millennium Development Goals (tra i quali, appunto la maggior diffusione dell’istruzione). Ancora oggi, infatti, i dati continuano ad essere allarmanti: solo in Africa, 12 milioni di bambine e ragazze non sono mai andate a scuola. Se l’istruzione dei ragazzi, per quanto onerosa, può essere considerata un investimento, l’educazione delle ragazze è considerata non solo una spesa per i genitori ma soprattutto una minaccia alla creazione di una famiglia futura. La privazione del diritto all’educazione non è poi l’unica discriminazione a cui le bambine e le ragazze sono sottoposte. Infatti, sono spesso vittime di gravi forme di sfruttamento economico e sessuale, che le espongono al rischio di contagio da AIDS/HIV o altre malattie infettive. Anche i matrimoni precoci sono in aumento, perchè sono spesso l’unica risorsa in caso di estrema povertà. Mr. Salama ha terminato il suo intervento rivolgendo un appello ai presenti e incoraggiandoli a realizzare delle azioni congiunte finalizzate a ridurre tutte queste forme di discriminazione nei confronti delle giovani ragazze.
In rappresentanza del Governo della Costa d’Avorio è intervenuto Mr. Kouadio Kouakou, Primo Consigliere della Missione permanente dello Stato presso le Nazioni Unite. Mr. Kouadio ha aperto il suo intervento mettendo in evidenza come, nell’ultimo decennio, la Costa d’Avorio ha attraversato un duro periodo di crisi, dalla quale sembra stia uscendo dopo l’accordo stipulato tra le parti politiche nel 2007 e le recentissime elezioni di marzo. La crisi degli anni passati ha ovviamente danneggiato anche il sistema educativo, che si cerca, attualmente, di ricostruire sul modello dei migliori sistemi occidentali. Nonostante tutto, persistono ancora problemi legati alla povertà, soprattutto nelle campagne. Mr. Kouadio ha annunciato che il governo ha studiato numerosi piani nazionali per l’educazione e per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema del diritto all’educazione, in collaborazione con UNESCO, UNICEF, diverse organizzazioni non governative e con l’ African Development Bank. In particolare, con il supporto di UNICEF è stato stilato un piano globale per l’istruzione femminile.
La moderatrice Ms. Ize-Charrin, prima di cedere la parola ai difensori dei diritti umani, ha ritenuto importante sottolineare che la Costa d’Avorio non ha ancora presentato alcun rapporto al CEDAW (Comitato per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro la donna).
Ms. Noëlle Petey, Giudice e Magistrato della Corte Minorile in Costa d’Avorio ha narrato le ragioni che l’hanno portata ad avvicinarsi al BICE. Il Giudice ha sottolineato come la sua professione l’abbia spesso costretta ad affrontare situazioni in cui erano coinvolti giovani in difficoltà, sentendo la necessità di intraprendere delle attività per i giovani al di fuori della sua professione. Ms. Petey ha messo in evidenza le discriminazioni in ambito educativo di cui sono vittime le ragazze, che sono private della possibilità di frequentare la scuola soprattutto a causa della povertà e della precarietà. Ha, inoltre, ribadito che nonostante le normative nazionali proibiscano il lavoro al di sotto dei 14 anni di età, ne limitino i termini fino ai 16 e consentano un contratto di lavoro effettivo esclusivamente per i giovani al di sopra dei 18 anni, la legge punisce e incarcera un giovane di età inferiore a 14 anni se, trovato per strada, non è in grado di dimostrare alcuna fonte di sostentamento. Questo per mettere in evidenza come, alcune volte, nonostante la normativa esista non si riesca ad applicarla in modo adeguato.
La parola è poi passata a Mr. Désiré Koukoui, delegato BICE in Costa d’Avorio. Mr. Koukoui ha descritto le terribili condizioni in cui vivono le ragazze di strada: sfruttate economicamente e sessualmente. Al fine di combattere questi terribili fenomeni, BICE collabora con i mass-media per sensibilizzare la popolazione locale e prevenire tali forme di sfruttamento. Tra le attività proposte per aiutare le ragazze vi sono corsi di formazione professionale e concessione di microcrediti, che vengono accordati per favorire l’avvio di piccole attività.
Sr. Maria Antonietta Marchese, difensore dei diritti umani di IIMA, ha parlato della sua esperienza con le bambine e ragazze vittime della tratta in Benin. In uno Stato che conta un milione di abitanti, 40 mila sono bambini vittime della tratta. Qui le FMA hanno una casa che dal 2001 accoglie ed assiste questi bambini, per la maggior parte bambine, offrendo assistenza sociale, psicologica e sanitaria, e cercando di reinserirli nelle proprie famiglie di provenienza. Molte bambine non riescono tuttavia a ritornare in famiglia e rimangono nella casa delle FMA, dove ricevono educazione e formazione professionale. Nel mercato, uno dei più grandi dell’Africa nord-occidentale, le FMA hanno creato una casa che accoglie ragazze vittime dello sfruttamento economico, in cui viene offerto alle giovani un rifugio per la notte nonché corsi di alfabetizzazione, di igiene di base e di formazione professionale.
Tutte le attività dei difensori dei diritti umani di IIMA in Benin sono portate avanti con la collaborazione e il finanziamento del governo, di UNICEF, dell’Unione Europea e di altre ONG.
Ms. Ize-Charrin ha dunque passato la parola al rappresentante della Repubblica del Congo. Mr. Luc-Joseph Okio, Ambasciatore e rappresentante permanente, ha illustrato la situazione delle bambine e ragazze nel Paese. L’Ambasciatore ha tentato di sottolineare come alle donne siano riconosciuti tutti i diritti umani, senza alcuna forma di discriminazione. Il matrimonio è vietato sotto i 18 anni e la scuola è obbligatoria fino a 16. Persistono, però, difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro. A causa della recente crisi economica mondiale, che ha inasprito i livelli di povertà, i tassi di occupazione sono diminuiti ed è sempre più difficile per le ragazze trovare un impiego. Inoltre, permangono alcune credenze tradizionali che aumentano la precarietà lavorativa e vulnerabilità sociale delle ragazze (soprattutto nelle comunità autoctone di campagna e delle foreste).
L’Ambasciatore ha, infine, ammesso che il numero di sfide che il governo si trova ad affrontare è molto alto ma si stanno facendo grandi sforzi e si stanno riprendendo delle misure che porteranno a grandi cambiamenti.
Il punto di vista della società civile in Repubblica del Congo è stato espresso da Sr. Nyangono Mvondo Michèle, salesiana di Don Bosco e delegata VIDES. Sr. Michèle ha descritto l’intensa esperienza che le FMA hanno vissuto nello Stato, circondato da paesi in guerra e quindi meta di migliaia di persone in fuga e sfollate. Le FMA si prendono cura in particolare delle bambine e ragazze rimaste sole e disorientate. La struttura permette di ospitare 50 ragazze, che sono accompagnate nel recupero della propria serenità e dignità, grazie al metodo educativo preventivo che prende in considerazione la persona nel suo complesso e la aiuta a trovare in se stessa la motivazione ad andare avanti. Questo attraverso la ricerca del dialogo, della participazione e della fiducia in se stessi e negli altri. Contemporaneamente queste ragazze ricevono l’educazione: le piú piccole, tra i 5 e i 10 anni, frequentano la scuola primaria. Le piú grandi, 11-18, vengono indirizzate sulla strada che meglio corrisponde alle loro capacità: istruzione secondaria o formazione professionale di vario genere, dall’informatica alla cucina, dal cucito ai corsi per parrucchiere. Le FMA conducono, inoltre, difficili ricerche delle famiglie di provenienza delle ragazze e qualora riescono a trovarle svolgono una lunga e difficile attività di mediazione affinché le ragazze possano essere reinserite nel loro contesto familiare.
Anche qui, tutte le attività delle FMA sono svolte in collaborazione con il governo.
L’ultima testimonianza dei difensori dei diritti umani è stata quella di Mr. Emile Edeh, rappresentante dell’ufficio BICE in Togo. Da quando il Bice si è insediato in Togo, nel 1996, ha sempre lavorato per i diritti dei bambini: per la loro protezione, riabilitazione e reinserimento nella famiglia e/o reintegrazione nella società, in particolare per i bambini in conflitto con la legge. Tra questi, maggiormente difficile è la situazione delle bambine di strada, luogo in cui vivono e vendono mercanzie di vario genere, svolgendo anche mansioni molto pesanti come lo scarico dei camion di merci (rischiando seri danni allo sviluppo fisico, in particolare della schiena e degli arti). Queste bambine, scappate dai villaggi per sfuggire al matrimonio forzato, si dirigono verso le città dove sperano di trovare lavoro e fortuna ma si trovano spesso a vivere ai margini della società, analfabete, descolarizzate, vittime dello sfruttamento economico e sessuale. BICE offre loro supporto sanitario e psicologico, cercando di guadagnarne la fiducia per poterle accogliere nel centro di recupero, dove vengono assistite e da dove si tenta il riavvicinamento alla famiglia. La metodologia seguita nel centro è quella dell’educazione che cambia, fatta di cure fisiche, supporto psicologico, sostegno sociale e trasmissione dei valori della fiducia e dei principi civici e morali.
La ricchezza delle testimonianze dei difensori dei diritti umani, dei rappresentanti dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani e dei governi ha reso questo evento un importante momento di scambio, e soprattutto un punto di partenza per delle future collaborazioni sul campo fra FMA, VIDES Internazionale, BICE e rappresentanti dei rispettivi governi.
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