Il Piano Rabat: Sfidare l’odio preservando la libertà d’espressione

Giovedi, 21 Febbraio 2013, il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay ha partecipato ad un evento per lanciare il “Piano d’Azione Rabat sul divieto di ricorso all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza “.

Il piano è stato ispirato da diversi eventi verificatisi negli ultimi decenni, a partire dal ruolo assunto dei media nello stimolare il genocidio in Ruanda fino al film recente, “L’innocenza dei musulmani”, che ha portato a disordini e rappresaglie in tutto il mondo. Come ha detto l’Alto Commissario, “questa spirale di violenza rende doverosa la ricerca di un giusto equilibrio tra la libertà di espressione[…] e l’altrettanto vitale necessità di proteggere le persone e le comunità dalla discriminazione e dalla violenza. “
Ha poi definito il piano Rabat come un passo importante che fornisce alle parti interessate, le idee e gli strumenti per l’attuazione delle norme esistenti sui diritti umani, evitando l’istigazione a commettere atti di violenza e d’odio. All’evento hanno partecipato diversi esperti di alto livello, tra cui Jorge Sampaio, Alto Rappresentante per l’Alleanza delle Civiltà, Adama Dieng, Consigliere Speciale per la prevenzione del genocidio, Frank La Rue, Special Rapporteur sulla libertà di opinione e di espressione, Heiner Bielefeldt, Special Rapporteur sulla libertà di religione o di credo, e Agnes Callamard, Direttore Esecutivo di “Articolo XIX”.

Gli esperti hanno confermato che gli sforzi per combattere l’incitamento all’odio, dovrebbero avere le loro fondamenta nel Patto Internazionale sui diritti Civili e Politici: l’articolo 19, infatti, difende la libertà di espressione, e l’articolo 20, vieta il ricorso all’odio nazionale, razziale e religioso. Pertanto, diversi esperti hanno sostenuto che il modo migliore per combattere i discorsi di incitamento all’odio, non è limitando l’espressione, ma incoraggiando maggiore dialogo. Questo “maggiore dialogo”, per essere in grado di prevenire e rispondere alla violenza, dovrebbe concentrarsi sull’educazione, il dialogo interculturale ed interreligioso, e l’impegno con i social media tradizionali. Allo stesso modo, sono stati evocati i legami sinergici tra libertà di religione e la libertà di espressione.
Successivamente, si é svolto il dialogo interattivo tra gli Stati. Diversi paesi a maggioranza musulmana hanno espresso le loro opinioni, mettendo in risalto le recenti esperienze con discorsi anti-islamici . Altri paesi hanno affermato l’importanza di combattere i discorsi intrisi di odio sia a livello nazionale che attraverso la condanna internazionale.

IIMA condivide la speranza dell’Alto Commissario che il Piano Rabat, darà “un contributo molto importante per un mondo più pacifico e più rispettoso”.