La difesa dei diritti umani: una causa per cui vale la pena impegnarsi

Intervista a Maria D’Onofrio,
Advocacy Officer presso
l’Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice

L’Ufficio dei Diritti Umani (IIMA) ha realizzato un’intervista con Maria D’Onofrio, Advocacy Officer presso l’Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice e Segretario Generale presso il Centro Cattolico Internazionale di Ginevra (CCIG). Il 22 settembre la dott.ssa D’Onofrio ha partecipato ad un panel dal titolo “Giovani e diritti umani”, durante la 33° Sessione del Consiglio dei Diritti Umani. Come donna e ex stagista dell’Ufficio, abbiamo chiesto alla dott.ssa D’Onofrio di condividere con noi la storia della sua carriera personale e come è riuscita a diventare una consulente permanente per i diritti umani a Ginevra.

IIMA: Vides International è un’organizzazione non governativa che lavora con i giovani volontari, sostenuta anche da IIMA. Come è iniziato il suo impegno con il VIDES? Cosa vi ha spinto a fare domanda per questa organizzazione?

Maria D’Onofrio: In realtà ero già venuta a conoscenza della possibilità di effettuare un esperienza con il Servizio Civile Italiano, che aveva proprio l’obiettivo di promuovere una maggiore partecipazione dei giovani e incrementare la “cittadinanza attiva” e VIDES era una delle ONG partner. Tra i vari progetti presenti, quello di Vides era il più interessante, dato che trattava di diritti umani, tematica che avevo già incontrato durante il mio percorso di studi e a cui volevo dedicarmi: infatti ho lavorato lì un anno e poi ho deciso di rimanere. La cosa più interessante durante il mio periodo con VIDES è stato non solo partecipare alle attività organizzate, ma anche aver creato relazioni interpersonali con gli altri volontari, ragazzi completamente differenti da me. Avevo già sperimentato questa situazione durante l’orientamento tenuto dal VIDES con alcuni italiani: in questo caso la cosa che più mi aveva colpito era il fatto che non tutti erano credenti, nonostante lavorassero per un’associazione di stampo cattolico.

IIMA: Alla fine del suo discorso nel panel sui “Giovani e Diritti Umani” avete detto che “potenziare i giovani significa permettere ai diritti umani di diventare realtà”. Potrebbe descrivere il cammino che ha intrapreso per iniziare questo processo di crescita personale e come è riuscita a diventare una rappresentante di una organizzazione non governativa alle Nazioni Unite? 

MD: Ho sempre amato lavorare a contatto con la gente. Quando ero a scuola mi piaceva molto riunire gli amici e creare progetti, perché pensavo che lavorare insieme con gli altri avrebbe migliorato l’idea iniziale dello stesso progetto. D’altra parte, un altro fattore chiave credo sia stato la presenza costante della famiglia, come mi hanno cresciuta e la possibilità che mi hanno dato di esprimere la mia opinione: mi sono sentita sempre coinvolta in qualsiasi decisione la famiglia prendesse. Tutto ciò mi ha formata in una maniera incredibile perché quando ti senti partecipe in una decisione, è come se ti appartenesse e quindi ti senti molto più responsabile e metti tutta te stessa nel raggiungere quel dato obiettivo. Quando ero piccola non mi sono mai resa di questa cosa, ma adesso che guardo indietro al passato, ho capito quanto questa esperienza abbia influenzato il modo in cui mi rapporto alla gente, non solo della mia età ma anche più grande. Un’altra esperienza che mi ha segnato molto è stato quando, all’età di 15 anni, ho lavorato come animatrice e educatrice nella mia parrocchia per un gruppo di ragazzi. Devo ammettere che fu un’esperienza eccezionale in termini di responsabilità, perché dovevi non solo essere un esempio per gli altri, ma dovevi anche portare a termine determinate attività e rispettare un calendario: naturalmente ciò mi aiutò a capire cosa significa impegnarsi nel raggiungere uno scopo, che non fosse collegato ad un interesse familiare o personale.

Mi sono sentita sempre coinvolta in qualsiasi decisione la famiglia prendesse. Tutto ciò ’ mi ha formata in una maniera incredibile perché quando ti senti partecipe in una decisione, è come se ti appartenesse” – Maria D’Onofrio

IIMA: Che cosa ha ispirato il suo interesse verso i diritti umani? E in che modo la sua educazione ha contribuito?

MD: Sinceramente non so come sia successo! I miei studi universitari senza dubbio hanno giocato una parte significativa. Penso che ciò che più mi abbia attratto del corso di studi in Scienze Politiche è stata l’idea che avrei avuto la possibilità di studiare culture e paesi diversi e tutto ciò avrebbe ampliato le mie conoscenze e orizzonti. Durante i miei studi, ho scoperto che i diritti umani erano una buona causa per cui impegnarsi. A tal proposito fu la mia professoressa di diritto internazionale ha farmi scoprire questo interesse: stavo cercando un argomento su cui fare la tesi di diritto internazionale e mi disse: “Perché non fai la tesi sull’ ultimo report della Commissione d’Inchiesta sul Darfur del Segretario Generale delle Nazioni Unite?” Accettai immediatamente! Mi ritrovai a scrivere una tesi su un report che descriveva milioni e milioni di violazioni di diritti umani, raggiungendo il livello di un genocidio. Devo ammettere che è stata dura perché fu una vera e propria missione “d’inchiesta” e, dovendo anche fare delle interviste, devo ammettere che è stata un’esperienza molto forte. Per concludere penso che il cammino che ho intrapreso subito dopo la laurea, mi abbia aiutato a chiarire le idee sul lavoro che avrei voluto fare nella vita e, naturalmente, il tirocinio nell’Ufficio dei Diritti Umani mi ha sicuramente motivata ancor di più ad andare avanti, dato che ho avuto la possibilità di vedere di persona come si mettono in pratica i meccanismi delle Nazioni Unite, andando oltre il contesto legale che avevo studiato all’università.

IIMA: Come donna, quali sono le caratteristiche che servono per avere successo quando si intraprende una carriera nel campo dei diritti umani?

MD: Le donne che lavorano nel campo dei diritti umani sono molto forti, determinate, motivate e concentrate nel raggiungere i vari traguardi. Devo ammettere che c’è qualcosa di singolare nel contributo che le donne danno in quest’ambito: penso che quando lavori per i diritti umani, c’è sempre una sorta di contributo personale e talvolta questo può essere veramente travolgente e impegnativo. Quando sei una donna, hai il lavoro, la famiglia, i bambini ecc.… e quindi hai molto da fare, anche se sei una persona organizzata.

Infatti lavorare in un ufficio significa, non solo avere un agenda con impegni prefissati e entrare alla mattina alle otto e finire alle quattro del pomeriggio: significa anche essere in contatto ogni giorno con gente di altre parti del mondo, con impegni, tempi diversi e scadenze precise da rispettare. Per far fronte a tutto ciò devi essere una persona veramente attenta e flessibile: naturalmente questo aspetto multifunzionale è una caratteristica prettamente femminile!

IIMA: Grazie mille dott.ssa D’Onofrio. Le auguriamo il meglio per il suo lavoro.

 

 

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