La pace è reale solamente se condivisa.

Se non abbiamo più pace è perché abbiamo dimenticato che ci apparteniamo l’un l’altro – Madre Teresa

Sono passati quattro anni, quattro milioni di rifugiati, 7,6 milioni di persone trasferite, 23 milioni di persone in necessità, 220 mila morti, da quando è cominciata la guerra in Siria.

Disperati che cercano di lasciare il loro paese e la violenza che li ha sopraffatti. I siriani percorrono una strada ardua e pericolosa verso paesi vicini nella ricerca della pace. Una di queste strade consiste nel passaggio verso l’Europa, attraverso il mar Mediterraneo. Stando al rapporto UNHCR, solo quest’ anno sono morti almeno 250 mila rifugiati siriani. La crisi siriana è diventata il maggior esodo umano dalla seconda guerra mondiale.

Come in ogni guerra, la peggior perdita consiste nelle vite rubate e perse di chi si trova intrappolato nel mezzo della situazione e soprattutto nell’infanzia rubata. Molti di questi bambini hanno visto solo la guerra per tutta la loro breve vita e tristemente potrebbero morire senza sapere cosa significhi vivere nella pace.

Nel 1989 le Nazioni Unite hanno promulgato la Convenzione per i Diritti dell’infanzia, ove assieme alla società civile hanno promesso di proteggere i diritti dei bambini, far sentire la loro voce, assicurargli una vita prospera e un’educazione degna, permettergli di arrivare al pieno raggiungimento delle proprie capacità e a un futuro prospero. Tutti ci siamo compromessi a lasciare che i bambini siano esattamente questo: bambini.

Ventisei anni dopo, non abbiamo ancora raggiunto una situazione dove le nostre promesse sono state mantenute. Stiamo lasciando vivere a questi bambini una vita nella paura, lasciandoli crescere senza sapere come ci si sente ad essere sicuri, senza sapere che cosa significhi avere una casa o cos’ è la pace; li stiamo lasciando morire con il viso sotterrato nella sabbia, mentre c’è ne stiamo a guardare. Di quante immagini ha bisogno il mondo per accorgersi della necessità del tanto atteso aiuto?

“Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali”, ha detto Papa Francesco. “Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa.”

Questo è un problema che riguarda tutti noi e il mondo non può permettersi di buttare via questa generazione. La soluzione non sta solamente nel fatto di ospitare rifugiati, ma nell’evitare che debbano prendere parte ad un viaggio tanto orribile e possano vivere una vita completa nel loro Paese. Come ha chiesto, o meglio supplicato, un bambino siriano durante un’intervista “Per favore, aiutate il popolo siriano. I siriani hanno bisogno di aiuto ora, fermate la guerra e non verremo in Europa, ma prima fermate la guerra.”

Lasciatecelo fare per quelli che sono ancora in vita.