La Santa Sede di fronte al Comitato sui Diritti dell’Infanzia

Il 16 gennaio
2014, IIMA ha partecipato all’incontro del Comitato sui Diritti del Fanciullo
con la delegazione della Santa Sede per discutere dell’implementazione dei
diritti umani secondo quanto stabilito  dalla Convenzione sui Diritti del Bambino e i
suoi Protocolli Opzionali Si è trattato del secondo incontro da quando la Santa
Sede ha ratificato la Convenzione, nel 1990.
È significativo
notare come la Convenzione sui diritti dell’infanzia sia uno dei soli tre
strumenti internazionali ratificati dalla Santa Sede.  Insolita la presenza alla riunione di
numerosi rappresentanti dei media insieme con le vittime di abusi sessuali. Si
tratta di una regolare procedura che deriva dall’essere uno Stato parte della Convenzione
e gli incontri non sono, quindi, disposti in risposta ad una qualsiasi
questione particolare. Tuttavia, data la polemica che negli ultimi tempi circonda
gli scandali degli abusi commessi da esponenti della Chiesa cattolica, era
prevedibile che questo sarebbe stato il tema predominante della discussione.

Monsignor
Silvano M. Tomasi, Nunzio apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite a Ginevra, guidava la delegazione. Presente anche
Monsignor Scicluna, che per primo aveva denunciato gli abusi perpetrati
all’interno della Chiesa, una chiara indicazione del rigore con cui la Santa
Sede ha considerato tale consultazione.
L’incontro ha affrontato
sei grandi temi: trasparenza, Diritto Canonico, educazione, abusi, tratta dei
minori e coinvolgimento del bambino nella formazione politica.
Rispondendo
all’inchiesta, condotta dal Comitato, riguardante lo scandalo degli abusi, la
delegazione ha sottolineato che la loro giurisdizione non sostituisce quella
degli Stati membri, insistendo sul fatto che si tratta piuttosto una
giurisdizione spirituale che non supplisce al ruolo legittimo del diritto
interno.
Significativamente,
dal 3 maggio 2011, Chiese locali e comunità religiose devono seguire le leggi
nazionali in materia di obbligo di dichiarazione. È stato inoltre spiegato che
in Diritto Canonico esiste una triplice distinzione al momento del giudizio. Questo
include un giudizio di non colpevolezza quando si ritiene che, nonostante la
mancanza di prove, assolvere l’imputato non sia nel migliore interesse pubblico.
Dal momento che la Santa Sede provvede a soddisfare i bisogni delle comunità,
coloro per i quali non sia stata dimostrata la colpevolezza, non sono posti in
posizioni dove abbiano accesso al pubblico più vasto. Inoltre, nel 2010, Papa
Benedetto XVI ha rivisitato le modifiche normative apportate da Papa Giovanni
Paolo II nel 2001, in modo da accelerare le procedure a seguito delle denunce
di abusi su minori. Nel 2010 è stato inoltre introdotto un sistema che, caso
per caso, prevede la possibilità di derogare al diritto canonico per perseguire
nell’inchiesta a prescindere dai tecnicismi. Tuttavia, la delegazione ha
sottolineato che non vi era alcuna presunzione di colpevolezza e che il diritto
alla difesa è ancora riconosciuto dal Diritto Canonico.
Tuttavia, il
Comitato ha insistito sul fatto che migliori infrastrutture, procedure più
trasparenti e pubblicazione di statistiche più complete sono necessari per
quanto far fronte e prevenire gli abusi, anche perché la trasparenza del
procedimento ha consentito un coinvolgimento molto più completo e un adeguato risarcimento
per le vittime.
Prossimo
impegno per la Santa Sede, più avanti durante l’anno, sarà il CAT, Comitato
contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.