Le Religioni Insieme per l’Azione Umanitaria

Il 27 maggio 2015 IIMA e VIDES hanno partecipato al Simposio “Religioni Insieme per l’Azione Umanitaria”, ospitata dall’Ordine Sovrano di Malta, presso le Nazioni Unite di Ginevra. La discussione mattutina ha riguardato le sfide attuali per le istituzioni umanitarie basate sulla fede, mentre il pannello pomeridiano ha affrontato l’argomento della preparazione futura per una migliore assistenza e protezione delle popolazioni civili. Erano presenti numerosi membri di varie istituzioni religiose (rappresentate anche nel comitato), unitamente a molti rappresentanti statali e dei pubblici poteri.

Nel suo intervento introduttivo, S.E. l’Ambasciatore Stefano Ronca ha parlato dei quattro obiettivi dell’ aiuto umanitario: efficacia, gestione delle risorse, trasformazione attraverso l’innovazione, e, di massima importanza, aiuto al servizio delle necessità delle persone che vivono in zone di conflitto. Come ha illustrato, religione, questioni globali e povertà globale sono indissolubilmente legati.

Nel primo pannello, il Dr. Jemilah Mahmood ha parlato della necessità di comunicazione chiara e trasparente per combattere la percezione di parzialità delle organizzazioni umanitarie a base religiosa. S.E. Franco Frattini ha affermato che la spiritualità, in tempo di guerra e di conflitti armati, è troppo spesso dimenticata, e ciò porta alla disumanizzazione della violenza. Il Dr. Hani El-Banna ha parlato anche dei pericoli legati all’oblio della religione come ulteriore fattore di conflitto. Il Ministro Plenario Giampaolo Cantini ha sottolineato la necessità di partenariati tra religiosi e tra le organizzazioni religiose e laiche, perché gli sforzi umanitari sono cronicamente sottofinanziati, mentre il Gran Rabbino Marc Raphael Guedj ha adottato un approccio più filosofico, ricordando ai partecipanti che in ogni momento della nostra vita devono trovare spazio il dialogo e l’amore.
Nel secondo pannello, i membri si sono concentrati sul come lavorare all’interno di un’organizzazione basata sulla fede nelle zone di conflitto può rivelarsi un enorme vantaggio. Le organizzazioni religiose possono combattere la xenofobia e la paura degli stranieri, soprattutto se l’organizzazione che fornisce aiuto è di una religione diversa da chi li riceve. Aleksander Alienikoff ha detto: “Noi aiutiamo le persone bisognose non perché sono cattoliche, ma perché hanno bisogno d’aiuto”, nel senso che le organizzazioni basate sulla fede non hanno alcun diritto di rifiutare cure ed aiuti a chi professa una religione diversa dalla loro. Tali organizzazioni sono anche in una posizione privilegiata per offrire la ancor più necessaria guarigione spirituale, oltreché quella strettamente materiale. In conclusione, non è sufficiente avere giustizia; le persone hanno anche bisogno di pace.