Myanmar rilascerà oltre 6000 prigionieri
Il primo passo è stato l’apertura del dialogo con il leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, in carcere e agli arresti domiciliari da più di quindici anni. Inoltre, alla fine del mese di settembre, il Presidente ha deciso di sopendere la prosecuzione di un progetto di costruzione di una diga nel paese, finanziato dal governo cinese, in osservanza della volontà del popolo birmano ed ha istituito una Commissione nazionale per i diritti umani. Certamente la pressione internazionale esercitata da parte di Stati Uniti ed Unione Europea ha giocato un ruolo importante in questa ondata di cambiamento che ha coinvolto principalmente l’apparato militare. Infatti una nuova generazione di generali e ufficiali immagina un futuro diverso per il paese, riconoscendo il valore del dialogo tra le nazioni. Tuttavia se il governo ha deciso di rilasciare i prigionieri politici, anche i Paesi occidentali dovrebbero compiere un gesto verso Myanmar, forse attraverso la sospensione delle sanzioni economiche che pesano sull’economia del paese ormai da anni.