Panel sulla Promozione e la Protezione della Libertà di Espressione in Internet

Il 29 febbraio 2012, il Consiglio dei Diritti Umani ha organizzato, per la prima volta, un panel sulla libertà di espressione in internet. Alcuni rappresentanti degli Stati membri hanno espresso il proprio disappunto, ancora prima che la discussione avesse inizio, per il fatto che essa fosse moderata da un giornalista inglese di Al-Jazeera piuttosto che dal presidente o dal vice-presidente del Consiglio (come dovrebbe essere da protocollo, a detta loro), ammonendo che le Nazioni Unite non sono “uno show televisivo”.

Queste lamentele, in apparenza  di natura meramente tecnica, hanno  rappresentato  i primi segni di una tensione che ha poi pervaso l’intero incontro contrapponendo, da una parte, la volontà di assicurare il minor numero possibile di restrizioni alla libertà di espressione, dall’altra, una visione molto più cauta secondo la quale la libertà di espressione  può costituire un pericolo per la stabilità sociale e la legittimità dello Stato. Il sig. La Rue, Special Rapporteur, molto abile nella sua lucida spiegazione dei punti chiave oggetto di dibattito, ha espresso più di una volta la semplicità del concetto secondo il quale i diritti umani che riconoscono la libertà di espressione “offline” -come nella stampa- dovrebbero essere applicati allo stesso modo “online”. Di conseguenza, egli ha tentato di rassicurare gli scettici sul fatto che, esattamente come per la stampa, ogni pubblicazione su web che violi gli standard internazionali, come ad esempio l’istigazione al genocidio o la pornografia infantile, può e deve essere rimossa. Egli ha inoltre denunciato il cattivo utilizzo di leggi nazionali per limitare l’uso di internet e per arrestare arbitrariamente giornalisti che spesso sono difensori dei diritti umani contro le violazioni perpetrate dallo Stato. Non tralasciando oltre un problema che non era ancora stato sollevato, il sig. La Rue ha in conclusione affermato che la censura è in definitiva un mezzo usato da sistemi politici oppressivi che preferiscono il silenzio al dissenso. Lui e altri esperti hanno dichiarato che se sanzioni devono essere applicate da parte dei governi, esse non devono penalizzare l’utilizzo di internet nè la libertà di espressione; inoltre hanno aggiunto inequivocabilmente che limitare l’accesso a internet è equivalente a penalizzare le possibilità di sviluppo di una società, tracciando così un parallelo tra l’utilizzo di internet e lo sviluppo socio-economico di uno Stato.