Vittime silenziose dei conflitti: il patrimonio culturale a rischio nei conflitti e nelle situazioni di crisi

Lo scorso 5 febbraio 2015 presso la Biblioteca dell’UNOG, a Ginevra, si è tenuta la conferenza intitolata “Silent Victims of War: Cultural Heritage at Risk in Conflicts and Crises: the case of Syria seen through UNOSAT satellite imagery analysis” (Vittime silenziose della guerra: il patrimonio culturale a rischio nei Conflitti e nelle situazioni di crisi: il caso della Siria visto attraverso l’analisi delle immagini satellitari del programma UNOSAT). Tale dibattito moderato da Francesco Pisano, direttore del dipartimento di Ricerca e Tecnologia dell’UNITAR (The United Nations Institute for Training and Research), ha visto la partecipazione di importanti esperti come Einar Bjørgo, direttore, del progamma UNOSAT dell’UNITAR, che si occupa dell’analisi delle immagini satellitari e dell’elaborazione di programmi satellitari, Vittorio Mainetti, professore dell’Università di Ginevra, esperto nella legislazione applicabile al patrimonio culturale, Blandine Blukacz-Louisfert,  responsabile della sezione sulla Memoria Istituzionale presso l’UNOG Library, Giovanni Boccardi, capo dell’Unità di emergenza e risposta della sezione cultura dell’Unesco, e, infine Peter Stone, segretario dell’organizzazione Blue Shield International.

Tutti i presenti si sono mostrati concordi nel definire il patrmonio culturale una vittima silenziosa della guerra. È bene precisare, innanzitutto, che con il termine patrimonio culturale si intende designare qualsiasi opera d’arte o di intelletto che sia espressione di una particolare cultura o nazione, comprendendo sia un sito archeologico, che un luogo di culto, ma anche una tela, uno scritto, un edificio. Certo, la sua protezione è oggetto di varie controversie e continui mutamenti, e, perciό, costituisce una grande sfida per il diritto e la comunità internazionale. A tal riguardo, è importante sottolineare l’importanza dell’opera svolta dalle Organizzazioni Internazionali e da molte ONG nella salvaguardia diretta di queste vittime silenziose della violenza dell’uomo, come è stato dimostrato chiaramente dal direttore dell’UNOSAT in riferimento al caso siriano. Egli ha spiegato al pubblico presente come attraverso un metodo scientifico di comparazione dell’immagine del luogo colpito da un attacco con un’immagine dello stesso luogo, ma prima dell’attacco, sia possibile comprendere l’entità dei danni che un determinato sito archeologico ha subito, e sviluppare poi dei successivi programmi di prevenzione ed intervento piú efficaci. Secondo il diritto umanitario, comunque, le parti belligeranti devono astenersi dal compiere qualsiasi attacco diretto contro la proprietà culturale, ossia contro i monumenti storici, le opere d’arte e i luoghi di culto. Purtroppo perό la realtà è differente e la storia della guerra è anche la storia della progressiva perdita di tesori dal valore inestimabile, alcuni dei quali appartenenti anche alla nostra memoria collettiva. Non si deve scordare che il patrimonio culturale, sia esso mobile o immobile, assieme a quello intagibile dell’ambiente naturale, rappresentano, infatti, dei beni fondamentali per la promozione dell’educazione, dello sviluppo sociale e della democrazia. Ecco dunque da dove deriva l’importanza di proteggere tale ricchezza materiale e spirituale del mondo intero.